La cessione del quinto può essere rifiutata? Rispondiamo oggi a questa domanda abbastanza spinosa, dal momento che la cessione del quinto è di fatto uno dei prestiti più richiesti. E il perché è molto semplice. Si tratta, infatti, di un prestito molto diffuso perlopiù tra i lavoratori pubblici, statali e tra i pensionati, perché si ottiene con più facilità rispetto ad altre soluzioni. Non è un segreto, inoltre, che la cessione del quinto è un prestito pratico che si ottiene in tempi relativamente brevi.
Iniziamo subito con il dire che la cessione del quinto è un diritto per i lavoratori sia pubblici che privati. Allo stesso tempo è possibile dire che questo prestito può anche non essere concesso. Questo avviene quando vengono meno i requisiti minimi richiesti dalla normativa vigente. Infatti, anche in presenza di un’importante garanzia, come la trattenuta della rata direttamente dallo stipendio o dalla pensione, l’istituto bancario o finanziario che concede il credito può rifiutare la richiesta di prestito. Cerchiamo di capire quando ciò può accadere.
Anzianità lavorativa
Adesso guarda questo. Non vi sono dubbi sul fatto che tra i i primi requisiti da avere per fare richiesta e ottenere la cessione del quinto è l’anzianità minima in qualità di lavoratore dipendente o di pensionato. In tale frangente, per la corretta valutazione si ricorre a un dato di fondamentale importanza, il reddito netto. Come ben sai, infatti, il calcolo della rata della cessione del quinto presuppone come dato di partenza la pensione o lo stipendio netto.
Quest’ultimo, infatti, dev’essere tale da garantire la restituzione mensile del prestito ottenuto. Oltre a ciò, il soggetto che richiede la cessione del quinto, per potervi accedere, deve poter dimostrare, in presenza di altri prestiti già in atto, di essere in grado di farvi fronte serenamente.
Problemi con l’assicurazione
Passiamo ad un altro punto da non sottovalutare. La cessione del quinto può non essere concessa a causa dell’assicurazione da sottoscrivere obbligatoriamente per legge. Questo tipo di prestito, come accennato, è strettamente connesso all’obbligo di stipulare una polizza assicurativa da parte dei:
- lavoratori, che devono sottoscriverne due: rischio perdita di impiego e rischio morte prematura.
- pensionati, che invece sono chiamati a sottoscrivere soltanto l’assicurazione contro il rischio di morte.
Da questo punto di vista è importante sottolineare che la decisione, se accettare o meno la copertura, spetta alle compagnie assicurative stesse. La decisione, presa in un senso piuttosto che in un altro, si basa fondamentalmente sulla rischiosità del profilo cliente. Ma questa considerazione non vale per tutte le compagnie, dal momento che alcune vanno oltre e non pongono questo tipo di limitazione.
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Lavoratori e TFR
Nel caso di lavoratori dipendenti (e nello specifico ci riferiamo perlopiù ai lavoratori delle aziende private), la possibilità di vedersi rifiutata la cessione del quinto può dipendere da svariati fattori. Un esempio? Un TFR insufficiente, per coloro che sono stati assunti da poco tempo o perché hanno richiesto in maniera anticipata la liquidazione.
Diventa allora indispensabile pensare a un’altra soluzione, rivolgendosi a un istituto finanziario che possa concedere la cessione del quinto senza TFR. È però opportuno rendersi conto che in tal frangente i tassi di interesse possano risultare più alti.
Piccole aziende
Ecco un’altra cosa. Anche l’affidabilità del datore di lavoro, soprattutto nel caso di privati, può essere un motivo di rigetto. E anche se ciò risulta discriminante per i dipendenti che fanno richiesta di cessione del quinto, è anche vero che gli istituti bancari hanno la necessità di tutelarsi. Questo implica che se la banca ritiene che un soggetto lavori in un’azienda poco “solida” possa rifiutare il prestito.
In generale, infatti, gli istituti creditizi tendono a scartare le richieste di cessione fatte da lavoratori assunti, anche a tempo indeterminato, da società piccole, che hanno ovvero meno di 16 impiegati. E ancora a coloro che lavorano in società giovani (che hanno una storia inferiore ai due anni) o che presentano bilanci poco chiari.
Salute e soglia minima
La cessione del quinto dello stipendio o della pensione può essere rifiutata a coloro che presentano importanti problemi di salute. O per il semplice fatto che il soggetto è troppo vicino alla pensione.
Non si deve sottovalutare, inoltre, che la cessione del quinto può essere rifiutata sulla base dello stipendio del lavoratore. Quest’ultimo, infatti, al netto della rata da rimborsare, non deve essere inferiore a quella che viene definita soglia minima (circa 500 euro). In caso contrario, il prestito può essere rifiutato.
E i pensionati?
Infine parliamo dei pensionati. In questo caso specifico la cessione del quinto può essere rifiutata per lo stato di salute del soggetto richiedente, o perché quest’ultimo ha un’età troppo avanzata.
Non è un segreto che superati gli 80 anni al momento della richiesta, ottenere un prestito a mezzo cessione è molto difficile.
Anche il tipo di pensione recepita (INPS – ENPAM – INPDAP) può essere un fattore determinante, ancor più se il pensionato non risiede in Italia.
Ovviamente, anche i pensionati devono avere un reddito dimostrabile sufficiente a coprire la rata e a garantire uno stile di vita dignitoso. Se la pensione è al di sotto della soglia minima, stabilita annualmente, l’INPS non dà l’ok per l’ottenimento della cessione.